di Andrea Podestani (Bresciaoggi 18 gennaio 2008)
Rinnovare il contratto dei metalmeccanici, puntando alla detassazione dei relativi aumenti salariali per arrivare a manovre più decise: diminuzione della prima aliquota Irpef, dal 23 al 20%, restituzione del «fiscal drag» e controllo serrato su prezzi e tariffe. Queste le manovre da attuare subito, secondo i rappresentanti provinciali de «La Sinistra - l’Arcobaleno», per intervenire e sostenere il potere d’ acquisto di migliaia di lavoratori: un problema di forte attualità anche a Brescia, come dimostrato «dalla massiccia adesione registrata negli ultimi scioperi», e sottolineato sia dal segretario provinciale dei Comunisti italiani, Carlo Colosini, quanto dai rappresentanti di Sinistra Democratica - la coordinatrice Cristiana Manenti e il consigliere regionale Arturo Squassina - da Giannarosa Baresi (segretario provinciale di Rifondazione Comunista), e Paolo Mori dei Verdi. «Auspichiamo la chiusura della vertenza sul contratto in tempi brevi e con nuove garanzie per i lavoratori - hanno auspicato congiuntamente durante un incontro con la stampa - rivendicando un aumento per la categoria di 70 euro netti al mese: una cifra irrisoria - secondo Giannarosa Baresi - se paragonata al milionario stipendio del presidente di Confindustria, che percepisce 60 euro al secondo». Nessuna condivisione, quindi, delle posizioni di Confindustria, la cui unica risposta alle sollecitazioni si concretizzerebbe, per Arturo Squassina, «nell’aumento del cuneo fiscale, per poter incrementare ulteriormente i profitti delle imprese. La proposta degli industriali - sempre secondo Squassina - è volta a scardinare il contratto nazionale, un atto "d’imperio" che rimanda alla situazione del 1984, quando si decise di punto in bianco di togliere la scala mobile». La perdita di potere dei salari - ha detto Cristiana Manenti - va di pari passo con la diminuzione dei profitti d’impresa e con un aumento di quelli delle rendite finanziarie», per cui «si deve tornare una lotta di classe - per Carlo Colosini - contro la compressione dei salari e dei diritti».
Rinnovare il contratto dei metalmeccanici, puntando alla detassazione dei relativi aumenti salariali per arrivare a manovre più decise: diminuzione della prima aliquota Irpef, dal 23 al 20%, restituzione del «fiscal drag» e controllo serrato su prezzi e tariffe. Queste le manovre da attuare subito, secondo i rappresentanti provinciali de «La Sinistra - l’Arcobaleno», per intervenire e sostenere il potere d’ acquisto di migliaia di lavoratori: un problema di forte attualità anche a Brescia, come dimostrato «dalla massiccia adesione registrata negli ultimi scioperi», e sottolineato sia dal segretario provinciale dei Comunisti italiani, Carlo Colosini, quanto dai rappresentanti di Sinistra Democratica - la coordinatrice Cristiana Manenti e il consigliere regionale Arturo Squassina - da Giannarosa Baresi (segretario provinciale di Rifondazione Comunista), e Paolo Mori dei Verdi. «Auspichiamo la chiusura della vertenza sul contratto in tempi brevi e con nuove garanzie per i lavoratori - hanno auspicato congiuntamente durante un incontro con la stampa - rivendicando un aumento per la categoria di 70 euro netti al mese: una cifra irrisoria - secondo Giannarosa Baresi - se paragonata al milionario stipendio del presidente di Confindustria, che percepisce 60 euro al secondo». Nessuna condivisione, quindi, delle posizioni di Confindustria, la cui unica risposta alle sollecitazioni si concretizzerebbe, per Arturo Squassina, «nell’aumento del cuneo fiscale, per poter incrementare ulteriormente i profitti delle imprese. La proposta degli industriali - sempre secondo Squassina - è volta a scardinare il contratto nazionale, un atto "d’imperio" che rimanda alla situazione del 1984, quando si decise di punto in bianco di togliere la scala mobile». La perdita di potere dei salari - ha detto Cristiana Manenti - va di pari passo con la diminuzione dei profitti d’impresa e con un aumento di quelli delle rendite finanziarie», per cui «si deve tornare una lotta di classe - per Carlo Colosini - contro la compressione dei salari e dei diritti».